18 - Il Laboratorio scomparso
Prima di arrivare a costruire il suo laboratorio e di ampliarlo così come ancora lo vediamo, Ferruccio Mengaroni ebbe una partenza difficile. A dodici anni era stato cacciato da tutte le scuole del Regno per esuberanza e incapacità di attenersi alle regole. Il padre prova a mandarlo a bottega da Molaroni solo per tenerlo occupato, ma scoppia invece una passione irrefrenabile per la ceramica. Vi rimane per dodici anni, imparando gli stili antichi ed esercitando la loro riproduzione. Ma la sua indole emerge e così il desiderio di cambiare le possibilità espressive della ceramica lo spinse ad aprire un laboratorio in viale Zara (allora via Castelfidardo), arrivando a costruire quattro fornaci. Nel 1919 alcuni pesaresi si associarono alla ditta per sostenerne lo sviluppo, e infatti arriva ad avere cinquanta operai.
In seguito al consolidamento del’attività, Mengaroni decise di trasformare lo spazio seguendo un gusto che sente vicino, quello dannunziano. Lo spazio diventa un castello merlato e il clima di bellezza venne profuso in ogni angolo e in ogni momento, anche quello della produzione: si dice infatti che durante il lavoro facesse leggere ai dipendenti passi del Glauco del suo amico Morselli. Fantasia, abilità, bellezza si integrano e si accendono in questo luogo oggi conosciuto come il castiglione.
La manifattura chiuse nel 1920 per riaprire come "Maiolica Artistica Pesarese" (M.A.P.) e la produzione, dal 1920 in poi, è marcata dalle lettere M.A.P. con l'aggiunta del simbolo grafico del leone rampante che regge un ramo di cotogno antico simbolo della signoria degli Sforza e la scritta Pesaro.
Il 13 maggio del 1925 Ferruccio Mengaroni muore in un tragico incidente, durante l'allestimento delle sue opere presentate alla Biennale di Arti Decorative di Monza, ucciso sotto il peso di un enorme tondo in maiolica policroma, da lui realizzato, e raffigurante la testa di Medusa, che abbiamo citato nella tappa dei musei civici. Ma la manifattura, condotta da Aristodemo Mancini, continuò la sua produzione sotto la denominazione "A.M. Mengaroni & C.". Nel 1945 la fabbrica venne rilevata da un gruppo di dipendenti che la gestirono fino al 1949 sotto la direzione di Antonio Imperatori, sino al 1958, anno della chiusura definitiva.